2023: “Amare il mondo, salvare il mondo”
La drammaticità della crisi
A distanza di pochi anni il CEA è ritornato sul tema della crisi climatica, sollecitato da una situazione che sta diventando sempre più impegnativa, quasi drammatica.
L’umanità è chiamata, infatti, ancora una volta, a una mobilitazione inedita. Pur avendo ricevuto, nel corso degli ultimi decenni, sollecitazioni insistenti e anche pesanti a rovesciare le sue posizioni di inerzia di fronte ai richiami, ai messaggi che Madre Terra ha continuato a lanciare, ancora una volta, dicevamo, l’umanità non ha saputo reagire con la dovuta prontezza e intensità. Come, su un altro piano, era avvenuto all’inizio degli anni ’60 quando, con la scomparsa di tante specie viventi, era esplosa la prima crisi ambientale planetaria, denunciata negli Stati Uniti dalla biologa Rachel Carson col libro Primavera silenziosa (1962).
Una lentezza, un ritardo che ancora una volta si ripete nella nostra risposta alla drammaticità di quella crisi, che in questi ultimi decenni si ripresenta nella forma di una crisi climatica globale dagli effetti estremamente impegnativi (surriscaldamento del pianeta, alterazione delle stagioni, siccità, penuria d’acqua, ritiro dei ghiacciai, assottigliamento delle calotte polari, aumento del livello dei mari, rallentamento delle correnti marine, deforestazione, desertificazione, gravi difficoltà per la vita di miliardi di persone …).
Come dice il 6° Rapporto dell’IPCC (2022), “il cambiamento climatico sta modificando la Natura, la vita delle persone e le infrastrutture ovunque. I suoi impatti pericolosi e invasivi sono sempre più evidenti in ogni regione del mondo. Stanno ostacolando gli sforzi per andare incontro ai bisogni di base dell’umanità e stanno minacciando lo sviluppo sostenibile in tutto il mondo”. Una situazione, dunque, in cui il cosiddetto “punto di non ritorno” si avvicina sempre più pericolosamente, mettendo a rischio il futuro dell’intera comunità umana.
Ma, cosa possono fare i giovani, cosa può fare la scuola?
Oggi la situazione appare non solo problematica, ma soprattutto drammaticamente impegnativa. Talmente impegnativa, che solo una mobilitazione mondiale delle giovani generazioni può mantenere aperto il progetto per una risposta efficace di fronte alla crisi ed ai suoi segni sempre più vistosi.
Una mobilitazione con caratteristiche nuove, con una gerarchia nuova degli schieramenti in atto, che metta al centro le giovani generazioni, quelle che ancora appaiono le meno condizionate da modelli etici, di vita, di consumi, quelle che ancora possono sentire l’appello della Terra, della loro casa comune, quelle che ancora possono essere capaci di viverne la bellezza naturale, artistica, culturale, di sentirne quindi il richiamo mobilitante.
Un progetto di Nuova Resistenza
Nel rovesciamento delle funzioni: i giovani come i nuovi educatori che stimolano, orientano, guidano le loro famiglie e tutte le generazioni a queste coetanee a sentire ancora il richiamo della bellezza, della dignità della loro terra, della loro patria. Ad essere parte di quel progetto di Nuova Resistenza cui il vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore chiamava agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso. Dove il nuovo impegno progettuale deve essere illuminato e ispirato da una chiara consapevolezza: che le mobilitazioni cui i giovani sono chiamati devono avere il carattere del dialogo e che gli strumenti usati debbono essere quelli della non violenza, del rispetto della natura, dell’uomo, della cultura, dell’arte. Insomma: amore e impegno per tutelare con responsabilità la bellezza della nostra terra, del nostro Pianeta, delle nostre città.
Questa è la rivoluzione culturale che può mantenere aperta la speranza per interventi responsabili.
Ecco perché è stato importante questo nuovo appuntamento con i giovani, con le scuole, con i luoghi decisivi dove si forma la consapevolezza, dove si prende coscienza, dove si approfondiscono – aldilà delle sollecitazioni contingenti e più emotive – le riflessioni e la funzione di costruzione delle nuove piattaforme ideali con le quali l’umanità sarà chiamata ad esprimersi.